L’AI non smette mai di stupire, questa volta a far parlare di sé è un algoritmo di intelligenza artificiale che vede il futuro con una precisione sorprendente. Questo sistema, descritto sulla rivista scientifica Nature Computational Science, ha destato grande interesse grazie alla sua efficienza, ma anche alle preoccupazioni etiche e di sicurezza che inevitabilmente suscita.
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Che cos’è l’AI che vede il futuro
L’algoritmo in questione, denominato Life2vec, è stato allenato sui dati di milioni di individui estratti dal Danish national registers, un ricco database danese che comprende dettagli sulla salute e sul lavoro di circa 6 milioni di cittadini.
Utilizzando un modello linguistico di grandi dimensioni, simile a quelli impiegati nei chatbot come ChatGPT, Life2vec ha dimostrato di poter individuare schemi ricorrenti nelle sequenze di parole e frasi, aprendo la strada alla previsione degli eventi significativi nella vita delle persone.
Come funziona l’AI predittiva
La scienziata Sune Lehmann Jørgensen, capo del progetto, ha convertito dettagli come stipendi, titoli professionali e diagnosi mediche in stringhe di testo sintetiche. Ad esempio, una frase poteva rappresentare il guadagno di una persona come ostetrica nel 2010.
L’algoritmo è stato addestrato su dati raccolti tra il 2008 e il 2016 e successivamente ha predetto, rispetto a quella fase di addestramento, quante persone sarebbero morte entro il 2020. Sorprendentemente, le previsioni si sono rivelate accurate nel 78% dei casi.
Rischi e benefici di questa nuova tecnologia
L’AI predittiva ha dimostrato la sua abilità non solo nella previsione della mortalità, ma anche nell’individuare altri aspetti della vita delle persone, come tratti caratteriali associati a diversi tipi di lavoro. Mentre il modello potrebbe essere utilizzato per prevedere il rischio futuro di sviluppare malattie e implementare azioni preventive, emergono anche questioni cruciali di privacy, sicurezza e diritti individuali.
L’applicazione di questo algoritmo solleva indubbiamente una moltitudine di dubbi etici, specialmente se utilizzato da compagnie di assicurazioni per valutare i rischi individuali. Jørgensen sottolinea che il concetto di assicurazione si basa sull’incertezza, e l’uso dell’AI potrebbe minare questo principio fondamentale.
La tecnologia, se da un lato offre possibilità di miglioramento nella prevenzione delle malattie, potrebbe altresì minacciare la sfera privata delle persone, si riuscirà a utilizzarla in modo consapevole e responsabile?
Tra speranza e preoccupazione
L’AI che vede il futuro apre nuovamente il dibattito sulla tecnologia e sul suo uso più corretto. Da un lato se ne colgono appieno le potenzialità, dall’altro non si possono che valutare anche gli inevitabili rischi.
L’intelligenza artificiale progredisce, ma l’umanità è pronta ed educata al suo avanzamento? Nel prossimo futuro questa crescerà ancora, migliorerà e sarà ancor più presente nel quotidiano, staremo a vedere se la società riuscirà a tenere il suo passo.
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