Intelligenza artificiale per fare politica: ecco cosa succede in Kenya

L'intelligenza artificiale aiuta la politica. Ecco che cosa sta accadendo in Kenya e come gli sviluppatori del Paese la stanno utilizzando.
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L’intelligenza artificiale può aiutare a fare politica? Il caso Kenya dice di sì. Ecco che cosa sta accadendo e come l’innovazione sta aiutando i giovani kenioti.

L’intelligenza artificiale per fare politica, il caso Kenya

Si sente spesso parlare dell’intelligenza artificiale legata all’innovazione, alla musica, alla medicina e a molti altri settori. Di rado si è ragionato su un suo possibile coinvolgimento nel mondo della politica, eppure può avere un forte impatto anche in questo settore.

Anzi, c’è di più, quando si parla del binomio politica/intelligenza artificiale si tende a mettere in luce i rischi legati alle fake news e alla disinformazione. Eppure, come dimostra il recente caso Kenya, c’è anche il rovescio della medaglia che dimostra come questi nuovi strumenti possano diventare validi alleati.

I giovani kenioti stanno sfruttando gli strumenti dell’intelligenza artificiale per mantenere la trasparenza e per combattere la corruzione dei leader del Paese, oltre che per controllare le decisioni più che impopolari prese sempre dei vertici del governo.

Per farlo, alcuni sviluppatori locali hanno creato dei chatbot per ChatGPT che chiunque può consultare, in questo modo ogni cittadino può rimanere informato su quello che accade e sulle decisioni politiche ed economiche.

Fino a questo momento, in Kenya le informazioni circolavano in modo massiccio attraverso WhatsApp, generando disinformazione e la diffusione delle fake news era all’ordine del giorno.

Insomma, quello dei chatbot sembra sicuramente un metodo più democratico e sicuro e per questo il caso Kenya diventa particolarmente interessante.

L’attività politica in Kenya e l’IA

In Kenya c’è un ecosistema più che florido di sviluppatori che sta rendendo possibile questo processo di transizione, sia tecnologica che informativa. L’IA è diventata il fulcro della trasmissione delle informazioni ma anche dell’attivismo politico, infatti, grazie a essa sono state coordinate diverse proteste.

Dall’altra parte c’è il Governo, anch’esso al lavoro su una nuova strategia per l’intelligenza artificiale e che nel frattempo utilizza i media tradizionali, i quali possono però essere manipolati.

Quello che sta capitando in questa nazione è molto interessante, perché denota come l’attivismo digitale sia in crescita in gran parte del globo. Sfruttare al meglio i nuovi strumenti tecnologici può diventare fondamentale, anche nelle regioni più povere del pianeta.

In tal senso, l’informazione svolge un ruolo cruciale, soprattutto laddove è principalmente veicolata e controllata da poche persone. Ecco che quindi l’intelligenza artificiale, nel caso Kenya, può diventare un modello da seguire.

Quali strumenti sono stati utilizzati

Uno strumento particolarmente interessante basato sull’intelligenza artificiale e che coinvolge la politica in Kenya e il Corrupt Politicians GPT. Questo chatbot consente a tutti gli utenti di scovare i casi di corruzione in cui sono coinvolti i politici kenioti.

Anche il Finance Bill GPT si eleva per qualità e interesse. Questo chatbot è in grado di chiarificare i disegni di legge, spesso complicati da comprendere, e di fornire tutte le informazioni utili sui politici coinvolti. Strumenti utili e validi che ognuno spera che siano in grado limitare i casi di corruzione e di disinformazione in questo Paese, ma che al contempo diventino un esempio anche per gli altri.

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