L’intelligenza artificiale tra opportunità e rischi, Jacopo Tagliabue

Dalla Silicon Valley ai rischi invisibili dell'AI passando per Batman e Roger Federer: gli spunti di Ritratti assieme a Jacopo Tagliabue.

Dal sistema chiuso della Silicon Valley ai rischi invisibili dell’ AI passando per Batman e Roger Federer: questi gli spunti più belli della puntata di Ritratti con Jacopo Tagliabue, co-founder Tooso e Professore di Machine Learning all’Università di New York.

La Silicon Valley è un mondo molto chiuso, sembra globale solo dall’esterno. Quando vai in Silicon Valley scopri che  avere un network, parlare la loro lingua, avere i contatti giusti è esattamente importante come nelle altre parti del mondo. Vivere da outsider in Silicon Valley, credere di arrivare con la “valigia di cartone” dall’Europa e avere successo è uno stereotipo profondamente falso.

Nel film Batman, che è il mio supereroe preferito, a un certo punto il protagonista dice “training is nothing, will is everything”, ovvero il tuo addestramento non conta niente, l’unica cosa che conta è la volontà. Questa cosa è il 90% di una start up di successo. E’ la cattiveria

La maggior parte dei problemi legati all’intelligenza artificiale sono esistenziali, ma non nel senso che creeremo robot che ci uccideranno con il laser, siamo molto lontani da questo. Sono ben altri i rischi legati all’A.I, come influenzare le elezioni tramite i feed dei social, o creare crisi di identità negli adolescenti

Dal punto di vista professionale, gli ossessivi sono una grande risorsa non solo delle aziende, delle start up, delle università ma sono una grande risorsa dell’umanità. E’ molto difficile essere i migliori nel proprio campo se non si è davvero ossessivi in quello che si fa

Qualche giorno dopo il ritiro, Roger Federer scrive: “Guardate come ho lasciato il tennis: ho perso l’ultima partita del singolo, ho perso l’ultima partita del doppio, ho perso l’ultima partita di squadra, adesso non ho neanche più un lavoro eppure non sono mai stato così felice”. Il messaggio che volevo dare, e che spesso la nostra società non ci dà, è che si può essere campioni e essere Roger Federer e non dobbiamo essere per forza campioni e essere Michael Jordan. La personalità debordante e aggressiva non sempre è sinonimo di successo.

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